mercoledì 3 settembre 2014

Non accettate consigli da chi non sorride

Nei giorni della battaglia pro Daniza, l’orsa che nei boschi di Pinzolo (Val Rendena - Trentino) il 15 agosto ha aggredito Daniele Maturi (38 anni) su Facebook gli animalisti si sono scatenati. Una delle immagini che più si è vista - diventando VIRALE sui social network - è quella dell’orsa con i suoi due cuccioli. Il disegno porta la firma di Ale Giorgini. Artista grafico (ha lavorato e lavora per grandi marchi come Foot Locker, MTV, Warner Bros., Vibe Magazine, Emirates, Sony Pictures, Kinder Ferrero, Virgin Atlantic, G+J/Mondadori, Gruppo L’Espresso, Saldapress), vicentino, ha seguito le cronache trentine, riguardanti la Provincia autonoma che ha emesso un’ordinanza di cattura dell’animale «colpevole di avere difeso i propri cuccioli». «Quando mi è possibile - racconta - contribuisco a titolo gratuito a campagne di sensibilizzazione (Greenpeace, Enpa, LAV). Sono vegano e molto sensibile al tema “animali”».

Come è nata l’idea dell’illustrazione pro Daniza?
 

«È nata senza uno specifico scopo. Ho solo voluto mettere su carta il mio disappunto per la solita prova di stupidità e prensunzione da parte dell’uomo. Il disegno di Daniza è nato in maniera naturale. Io uso il disegno per comunicare e quindi ho voluto dichiarare la mia indignazione per la stupidità dell’uomo. Mi infastidisce tremendamente vedere quando presuntuosi ed egoisti possiamo essere. Dobbiamo imparare a capire che il nostro punto di vista - quello secondo cui al centro di tutto ci sono i bisogni dell’essere umano - è sbagliato».

Lei è vegano e ambientalista. Due caratteristiche che la potrebbero rendere antipatico agli occhi di tanta gente. Spesso venite considerati un po’ snob.
 

«La scelta vegana ha ripercussioni positive sul pianeta e quindi nei confronti di tutti, indistintamente. Mi sembra un comportamento tutt’altro che snob».
 


Contro la cattura di Daniza c’è stata una mobilitazione (email, petizioni sui social network) senza precedenti su una questione di tipo “ambientale”. Questo da un lato fa ben sperare per il futuro della “democrazia dal basso”? 

«Da dove altro dovrebbe arrivare la democrazia se non dal basso? È davvero divertente notare come a volte riusciamo perfino a stravolgere il senso delle parole».

Chi è Ale Giorgini?
 

«Sono il quarto di quattro fratelli, non sono assolutamente figlio d’arte (babbo operaio, mamma casalinga). Vivo a Vicenza con la mia compagna Silvia e il nostro cane Betty».
 

Che studi ha fatto? 

«Sono autodidatta. Alle scuole medie avevo gravemente insufficiente in educazione artistica, con tanto di spassionato suggerimento scritto del professore ai miei genitori: “Sconsiglio qualsiasi percorso artistico per vostro figlio”. Da lì sono finito quindi a studiare tutt’altro (sono geometra). Ma quella credo sia stata la mia fortuna: essere completamente “schiacciato” creativamente da quella scuola, mi ha costretto a trovare la mia strada».
 


Come si arriva a lavorare per i grandi marchi?
 

«La risposta breve: attraverso il tam tam mediatico che c’è stato attorno ai miei lavori. La risposta lunga: grazie a anni di lavoro nelle retrovie per potere arrivare a costruire uno stile che fosse visceralmente mio e che mi rappresentasse. Anni passati fra anonimato assoluto e anche parecchi insuccessi. Ho dovuto costruirmi un bagaglio culturale e tecnico da solo, dato che non ho avuto la possibilità di frequentare corsi o scuole che mi potessero aiutare da questo punto di vista. Ma, come dicevo prima, questa credo sia stata davvero una fortuna: sono riuscito a costruirmi un mio personale immaginario, completamente libero da qualsiasi tipo di preconcetto o schema imposto da altri. Sono stato libero di assorbire tutto quello che mi piaceva: smontandolo, analizzandolo, studiandolo, in una sorta di personale corso di studi».

L’apprendistato è stato lungo?
 

«Ho lavorato come grafico prima e art director poi in un paio di agenzie di pubblicità per circa 15 anni prima di intraprendere la carriera di freelance. Sicuramente sono stati anni nei quali, oltre a servirmi per costruire la mia personalità creativa, sono stati sicuramente necessari per permettermi di acquisire l’esperienza per diventare, oggi, un imprenditore. Perché essere un freelance, significa soprattutto essere un imprenditore. Avere doti manageriali è importante tanto quanto avere quelle artistiche, quando si lavora per conto proprio senza nessuno che cura i tuoi affari».

Qual è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita? 

«Ce ne sono stati tanti. Sicuramente entrare a far parte del gruppo di disegnatori di XL è stata la svolta. Per 5 anni ho passato molto tempo con la valigia in mano per partecipare a mostre, fiere, performance, eventi con disegnatori del calibro di Diavù, Massimo Giacon e Alberto Corradi. Quest’esperienza ha sicuramente contribuito a farmi diventare quello che sono oggi».
 

Quando è nata la passione per l’arte? E quale è stato il segreto del tuo successo? Cosa consiglieresti ad un giovane di talento? 

«La passione è nata con me. Il segreto del mio successo? Non averne. Un consiglio? Non accettarne mai da chi fa questo lavoro e non sorride».

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